Qual è la storia della pizza?

 

La pizza è la pietra miliare della tradizione gastronomica napoletana. Invidiata da ogni parte del mondo, non c’è strada di Napoli in cui non vi sono maestri pizzaioli che deliziano i palati dei più golosi con la preparazione di questo disco di pasta cotto in forno a legna condito con pomodoro, olio, basilico e mozzarella in abbondanza.

 

Ma quali sono le origini della pizza napoletana? Quando è nata? Lo scopriamo insieme.

 

 

La pizza in epoca primitiva

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Ci avresti mai creduto se ti avessero detto che i primi strascichi della pizza, l'alimento per eccellenza della gastronomia napoletana, arrivano direttamente dall’epoca neolitica. Quando nasce l’agricoltura infatti, in concomitanza l’uomo capisce di poter cuocere i propri cibi sulla pietra.

E così comincia a preparare un disco di pasta realizzato con polenta e cereali tostati. Ovviamente non possiamo certo parlare di pizza, ma questi pseudo impasti di pane schiacciati erano molto apprezzati dalle popolazioni del tempo.

 

Antica Roma e preparazione della pizza

Altra antenata della pizza così come la conosciamo oggi, la ritroviamo nella Roma Antica. Qui i contadini realizzavano impasti a base di farro, frumento, acqua, sale ed erbe aromatiche. La cottura porta alla nascita di focacce tonde, cotte con il calore della cenere. Il sugo e la mozzarella non sono ovviamente ancora approdati nella tradizione gastronomica italiana, ma quantomeno nasce così il disco di pasta bello tondo e soffice.

I primi accenni nei documenti storici italiani della parola pizza risalgono al 1200, in riferimento ad una preparazione di panetteria che veniva effettuata in Abruzzo a Penne. Un secolo dopo, torna a farsi sentire la parola “pizis” nella curia romana, periodo durante il quale si realizzano dei prodotti da forno simili alle pizze.

 

 

La pizza napoletana

La pizza napoletana, o almeno una sua degna ava, nasce intorno al 1535. Benedetto Di Falco, saggista e poeta del posto, cita nella sua opera Descrizione dei luoghi antichi di Napoli un prodotto tipico della città partenopea e scrive “focaccia, in Napoletano è detta pizza”.

All’epoca questa focaccia era una schiacciata di farina di frumento che veniva insaporita con sale grosso, strutto e aglio. Ben presto lo strutto viene sostituito dall'olio d'oliva e per dare maggiore sapore alla focaccia vengono aggiunte erbe aromatiche e formaggio.

Circa 70 anni dopo il riferimento di Di Falco, iniziano le nuove produzioni da forno. A Napoli arrivano molteplici prodotti caseari, come formaggi stagionati e caciocavallo, così la focaccia viene ulteriormente arricchita. Inoltre dall’America iniziano le prime importazioni di prodotti del posto, tra cui il pomodoro, che viene usato a Napoli per realizzare una salsa condita con olio sale e basilico.

La focaccia comincia ad essere condita anche con questa salsa. Un prodotto molto apprezzato non solo dal popolo contadino, ma anche baroni, principi e regnanti, tanto che finisce sulle tavole durante i ricevimenti dei Borboni, mentre Ferdinando IV la fa cuocere nei forni di Capodimonte.

 

La vera pizza napoletana

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E non potevamo che giungere alla vera pizza napoletana. Così come la conosciamo noi, nasce nel 1889. La storia che si nasconde dietro la sua creazione è davvero curiosa. Siamo in piena epoca borbonica, nel Regno delle Due Sicilie.

Il pomodoro sta andando diffondendosi tra i condimenti preferiti, i panifici della città profumano le strade con le loro creazioni. Creazioni pronte a deliziare anche i reali. E infatti la pizza Margherita nasce in onore alla Regina Margherita, moglie del Re Umberto I.

 

 

Siamo nel 1889, in un’epoca serena per Napoli, all’epoca ancora capitale del Regno delle Due Sicilie. Un giorno i due reali decidono di fare quattro passi per le strade di Napoli. Vengono accolti nella bottega di Raffaele Esposito, il miglior pizzaiolo dell'epoca che realizzò per loro tre pizze classiche: la pizza alla Marinara, a base di pomodoro, aglio, olio, origano, la pizza alla Mastunicola con basilico, formaggio e strutto, e la pizza pomodoro e mozzarella (pomodoro, olio, mozzarella, origano).

Esposito dedica quest’ultima creazione alla regina Margherita ed i cui colori erano un chiaro evidente richiamo ai colori della bandiera italiana. La regina apprezza così tanto il gesto del pizzaiolo che decide di ringraziarlo per iscritto. E Raffaele Esposito ebbe come solo modo di ricambiare il gesto della regina decidendo di dare alla pizza il nome della regina. E fu così che nacque la "Pizza Margherita".

Di questa storia, che ha fatto il giro del mondo e ancora oggi viene con orgoglio tramandata oralmente a Napoli, si trova traccia anche nel saggio di Francesco De Bourcard, ovvero “Usi e costumi di Napoli e contorni descritti e dipinti”.

Al suo interno leggiamo di questa pizza Margherita  gustosa e profumata a base di mozzarella e basilico. Dopo l’enorme successo della nuova creazione di Esposito, la pizza si diffonde oltreoceano fino ad arrivare addirittura in America grazie agli italiani che emigrano a New York e viene fatta esattamente come nel capoluogo partenopeo. E oggi resta una tradizione che i napoletani difendono con le unghie e con i denti.