Le origini e la storia degli anime giapponesi

 

In molti si appassionano e sognano con gli anime giapponesi (ovvero i cartoni animati del Sol Levante), ma in pochi conoscono le origini di uno dei prodotti culturali più esportato dal Giappone moderno, nonchè uno dei settori del mercato più redditizio per il Paese dell'estremo oriente.

 

Significato e origini degli anime giapponesi

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Il termine “anime” è una traslitterazione della parola inglese “animation” ovvero animazione intesa dai giapponesi come l’animazione in ogni sua forma.

 

 

L'animazione giapponese ha inizio circa 100 anni fa, quando fu proiettato il primo film nel 1896 proprio un anno dopo dalla nascita ufficiale del cinema. I primi cortometraggi anime vennero proiettati nel 1914, mentre il primo cartone animato realizzato in Giappone venne presentato al pubblico nel 1917.

Solamente tra il 1917 e il 1945 il Giappone ha realizzato almeno 400 filmati anime, purtroppo andati perduti a causa dei bombardamenti, dai terremoti e dalla censura. Mentre a partire dal dopoguerra si contano almeno 600 produzioni cinematografiche, con 900 serie televisive.

Anche se non realizzato da giapponesi nel 1914 venne proiettato al cinema di Asasuka il primo filmato di animazione, ottenendo molti consensi positivi dal pubblico in sala. Da lì a poco tre case di produzione giapponesi decisero di investire nell’anime.

Alla prima generazione di animatori appartengono Seitaro Kitayama e i vignettisti Oten Shimokawa e Junichi Kouchi che rimasti colpiti dalle animazioni occidentali iniziarono a voler sperimentare. E successivamente dopo anni di studio iniziarono a spuntare le prime produzioni, che apparivano al cinema come singole sequenze di strisce comiche.

 

 

La storia degli anime giapponesi

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Proprio nel 2005 sono state ritrovate in un negozio di Akibara le prime strisce comiche credute scomparse dopo un secolo, con uno stile simile a quello occidentale e influenzato anche dalla pittura Giapponese.

Inizialmente le produzioni di anime erano del tutto indipendenti, ma alla fine del 1920 l’animazione giapponese inizia a sostituire la carta finora utilizzata con costosi fogli di celluloide. Fino a quel momento tutte le animazioni erano diffuse in muto, ma dal 1929 quasi tutti i film anime importati in Giappone sono sonori. Nel 1931 la società Shochiku realizza il primo film con attori che recitano in Giapponese, producendo inoltre il primo cartone animato sonoro, con voci prestate da attori famosi, dettaglio che favorisce un grande successo.

E sulla scia del primo successo la società Shochiku produce un secondo cortometraggio. Purtroppo, soffocata dalla concorrenza americana, l’animazione giapponese stenta inizialmente a decollare. Solo dopo gli anni del dopoguerra, un periodo dove gli anime subiscono un drammatico declino, grazie al protagonista di una famosa favola giapponese, Momotaro, intorno agli anni ’30 riescono a riemergere.

Cartone che ebbe molto successo e che fu proiettato anche per i soldati al fronte, tanto che la stessa marina commissionò alla società Shochiku un film analogo. Realizzato dopo 14 mesi di lavoro e con una spesa di 270.000 Yen, il film lungo 74 minuti inneggiava alla liberazione dell’Asia, ma paradossalmente proprio quando il film fu proiettato le truppe americane stavano radendo al suolo le isole giapponesi. E proprio questo film nonostante furono in pochi a vederlo rappresenta l’apice di 30 anni di animazione giapponese.

In piena occupazione Americana nel 1948 nasce la Toei Animation, che diventerà successivamente il più grande studio di animazione giapponese.

A metà degli anni '50 il Giappone si prepara ad un veloce slancio verso il benessere economico. Questo aspetto influenzerà la Toei Animation che lancia il primo cortometraggio  anime di 13 minuti “Gli scarabocchi del gattino” un film educativo per bambini.

Dopo 20 mesi di lavoro nel 1958 è finalmente pronto il primo lungometraggio a colori giapponese Hakujaden. Nonostante l’animazione risulti piuttosto fluida rimane tecnicamente indietro di 10 anni rispetto a quella americana. Il film viene ugualmente apprezzato sia in Giappone che all’estero, Venezia, Berlino e Messico, oltre che distribuito anche in America.

Nel 1961 la Toei produce un melodramma “Anju e Zushiomaru” ma nonostante la tecnica di realizzazione, venne considerato troppo ingenuo per poter essere destinato ad un pubblico adulto.

La società Toei ha segnato diversi primati nel corso degli anni, una sicuramente è la realizzazione della prima serie di anime nel 1961 oltre alla prima serie sullo spazio nel 1974.

Una delle figure di spicco del panorama giapponese del mondo degli anime è Osamu Tezuka. Un autore geniale che porta all’interno del panorama artistico giapponese diverse novità spesso anche discutibili, come i tipici occhi “sproporzionati” che garantiscono una maggiore espressività ai personaggi degli anime.

 

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Osamu nel 1961 apre una sua casa di produzione la Mushi Production con il principale obiettivo di creare un forte concorrente in contrapposizione alla Toei. Ma lo studio andrà in bancarotta nel 1971 e il suo fondatore sarà costretto ad appianare ogni debito vendendo i diritti dei suoi manga.

 

 

In piena guerra fredda la diffusione della tv aumenta la concorrenza dei prodotti televisivi su quelli cinematografici, e proprio per tali ragioni vengono fondati nuovi studi di animazione la Sunrise e Madhouse. E proprio dalla metà degli anni ’70 nascono il genere simbolo di una generazione, ovvero i robot come Mazinga Z, fino ad arrivare all’uscita negli anni ’80 di Jeeg Robot. La supremazia dei cartoni animati giapponesi continua negli anni '90 con cartoni come Dragon Ball e Sailor Moon (qui su www.giochigiapponesi.com trovi una recensione dei migliori anime) scalfita un pò negli ultimi anni grazie alla concorrenza di altri Paesi come gli Stati Uniti, l'Inghilterra e la Russia.